La raccomandazione “stai dritto con la schiena“, cavallo di battaglia di molte mamme e nonne, ma anche di molti medici e sanitari che si occupano di postura, affonda probabilmente le sue radici in un concetto estetico (ben eretto è più bello che incurvato), nel concetto dicotomico di correttezza/scorrettezza applicato alla postura, e nella presunta correlazione tra postura ritenuta “scorretta” e dolore.
Se da un lato le evidenze scientifiche della correlazione tra postura “scorretta” e dolore al collo o alla schiena scarseggiano, dall’altro il “business della postura” è florido da decenni: visite, radiografie, trattamenti, dispositivi correttivi (busti, fasce), sedie ergonomiche per l’utilizzo del PC, etc.
Esiste una postura corretta definitiva? “Correggere” la postura previene davvero il dolore? Alla luce delle conoscenze attuali, cosa possiamo confermare e cosa invece va concettualmente rivisto o abbandonato?
Ad oggi, non esistono prove che un certo tipo di atteggiamento mantenuto con la colonna vertebrale possa prevenire la comparsa di dolore. Nell’ambito del fitness, soprattutto, si pone molta attenzione all’attivazione e tonificazione del “core”, cioè della muscolatura del tronco che pone in comunicazione anatomica e funzionale la schiena, l’addome e il bacino; si dice che la colonna lombare andrebbe mantenuta in una certa posizione (lordosi fisiologica) per evitare sovraccarichi e mal di schiena. In realtà, sappiamo con certezza che le persone che soffrono di mal di schiena hanno un atteggiamento più rigido della colonna, tendono a muoversi di meno e hanno una maggiore attivazione muscolare del tronco quando si flettono o sollevano un peso, proprio le condizioni indicate come ottimali da molti professionisti sanitari e del fitness. Inoltre, i ballerini professionisti e il personale militare, per definizione abituati a “stare dritti”, non sono esenti dal mal di schiena.
Ciò che serve davvero è mantenere una posizione che sia il più eretta, distesa e rilassata possibile quando si lavora o studia. Il comfort dato da una certa posizione può variare da una persona all’altra, non esiste uno standard rigido di riferimento. Inoltre, assumere per breve tempo una posizione asimmetrica o ritenuta comunemente “scorretta” può essere un modo per il corpo di allentare alcune tensioni, prima di tornare alla posizione abituale. Mantenere ad oltranza la stessa posizione rigida, invece, crea sovraccarichi al sistema muscolo-scheletrico, tensione e dolore. Ancora più importante, in termini sia preventivi che curativi per il sistema muscolo-scheletrico, è spostare il focus dell’attenzione sul miglioramento dello stile di vita: attività fisica, riposo notturno, qualità delle relazioni, alimentazione, regolazione dello stress mediante limitazione del carico di lavoro e svolgimento regolare di hobby/attività piacevoli. Il tutto va sempre personalizzato, tenendo conto delle caratteristiche fisiche e psicologiche, delle attitudini e del gradimento, per favorire il mantenimento delle abitudini.
I sanitari che si occupano di postura e dolore muscolo-scheletrico (ortopedici, fisiatri, fisioterapisti, massofisioterapisti, osteopati e chinesiologi) dovrebbero incoraggiare l’attività fisica ed uno stile di vita attivo, senza demonizzare la postura seduta, la posizione eretta mantenuta a lungo, i movimenti ripetitivi e le caratteristiche ambientali del luogo di lavoro. Se da un lato alcuni accorgimenti funzionali e migliorativi possono essere valutati caso per caso, ad esempio la regolazione dell’altezza dello schermo del PC, una sedia più adatta o l’abitudine di alzarsi e fare due passi ogni ora di lavoro da seduti, dall’altro bisogna tener presente che dare un’eccessiva importanza a fattori poco modificabili o non fortemente correlati al dolore può indurre nel paziente iper-vigilanza, ansia, preoccupazione e frustrazione. Inoltre, i sanitari dovrebbero essere formati a considerare, valutare e trattare gli aspetti psicologici che possono contribuire all’esordio e al mantenimento di una problematica dolorosa.
Nell’ambito delle scienze psicologiche e comunicative, la postura esprime un linguaggio non verbale, comunicando sempre qualcosa, anche quando non associata al linguaggio. Essa può fornire informazioni relative alla personalità, all’atteggiamento mentale e alle emozioni. Esiste una relazione tra corpo, pensieri ed emozioni: la postura è in grado di condizionare pensieri ed emozioni (e viceversa). Ad esempio, una persona introversa ha tendenzialmente una postura più “chiusa”; provare tristezza porta ad abbassare le spalle ed inibisce la mimica facciale; pensare continuamente di non farcela in un compito avrà conseguenze sull’atteggiamento delle spalle, del dorso, del respiro, etc. Pur avendo solo accennato al tema postura e psiche, possiamo concludere dicendo che mantenere una postura eretta in modo confortevole e rilassato, con una buona respirazione diaframmatica (movimento respiratorio alla base del torace e nell’addome), tende ad aumentare la fiducia in sé stessi e nelle proprie possibilità, favorendo i pensieri funzionali, diminuendo quelli negativi e depotenziando le emozioni negative (ansia, tristezza, rabbia, etc.).
Per una valutazione integrata del dolore, della postura e di aspetti psicosomatici, in Clinica riceve il Dott. Guido Rolle.