La malattia venosa cronica raggruppa patologie legate ad una insufficienza delle vene degli arti inferiori che impedisce il corretto ritorno del sangue al cuore e porta a sviluppare, se non trattata, dei sintomi che possono causare disturbi e sintomi che vanno dall’edema, alla pesantezza degli arti a prurito e anche dolore e crampi che sopravvengono soprattutto nel corso della notte. Dal punto di vista visivo, questa patologia può provocare alterazioni della cute, vene varicose e capillari in evidenza.
Esiste una classificazione ( CEAP ) che ben raggruppa la gravità dei disturbi venosi cronici:
- C0: nessun segno visibile o palpabile di patologie venose
- C1: teleangectasie (vene del ragno) o vene reticolari
- C2: vene varicose ( varici )
- C3: edema
- C4: cambiamenti della pelle (iperpigmentazione, eczema, indurimento)
- C5: ulcera venosa guarita
- C6: ulcera venosa attiva
La prevalenza attuale delle varici a carico degli arti inferiori è del 10-50% nella popolazione adulta maschile e del 50-55% in quella femminile. La malattia varicosa colpisce prevalentemente il sesso femminile fino alla quinta-sesta decade, successivamente non si notano significative differenza fra i sessi. Numerosi studi epidemiologici correlano l’incidenza delle varici con la gravidanza e con il numero dei parti. Persone in sovrappeso, specie se di sesso femminile e abitanti in aree civilizzate, soffrono maggiormente di malattia varicosa rispetto a soggetti di peso normale.
Le varici degli arti inferiori sono legate, nella maggioranza dei casi ad insufficienza delle vene safene ( v. safena interna ed esterna ).
Per quanto concerne la localizzazione anatomica, le varici si manifestano abitualmente ad entrambi gli arti inferiori, dal 39% al 76% dei casi. È ampiamente riconosciuto che alcuni stati occupazionali, particolarmente quelli che obbligano a un prolungato ortostatismo, si associno con maggiore prevalenza di varici. L’edema, la comparsa di iperpigmentazione e l’eczema, variano dal 3% all’11% della popolazione. Ulcere venose in fase attiva si ritrovano in circa lo 0.3% della popolazione adulta occidentale e la prevalenza globale di ulcere attive e guarite si attesta sull’1% con sconfinamento oltre il 3% negli ultrasettantenni. La prognosi delle ulcere è poco favorevole tendendo esse a guarire in tempi lunghi e a recidivare con grande facilità. Il 50-75% ripara in 4-6 mesi mentre il 20% resta aperto a 24 mesi e l’8% a 5 anni. Lo scopo della chirurgia è la risoluzione del reflusso patologico con l’asportazione delle varici a scopo sintomatologico, preventivo o terapeutico del quadro clinico in atto e delle possibili complicanze, fermo restando il carattere evolutivo dell’insufficienza venosa cronica.
La terapia elasto-compressiva ( calza elastica ) è un metodo efficace per la gestione dei sintomi correlati alla malattia varicosa, ma non risolve la causa del reflusso. Quando i pazienti hanno una fonte correggibile di reflusso un trattamento invasivo dovrebbe sempre essere offerto. Dopo un trattamento interventistico, si consiglia sempre l’uso di un mezzo di compressione nel periodo postoperatorio, anche perché riduce la sintomatologia dolorosa.
Trattamento delle varici degli arti inferiori
- Chirurgia ablativa: la chirurgia ablativa comprende gli interventi chirurgici tradizionali di crossectomia, safenectomia per stripping e flebectomie. Il trattamento chirurgico è, oggi, riservato esclusivamente a casi selezionati in cui non è possibile eseguire un trattamento meno invasivo.
- Trattamento endovascolare: consiste in interventi endovascolari termoablativi. Le tecniche termoablative ( RADIOFREQUENZA O LASER ) sono mirate all’occlusione delle vene safene mediante la introduzione di un catetere nella vena da trattare e la loro obliterazione mediante sviluppo di calore; l’intervento si esegue in anestesia locale e può essere associato a flebectomie e/o sclerosi. Oggi il trattamento è considerato il Gold standard per la chirurgia delle varici.
- Correzione emodinamica (CHIVA). Gli interventi CHIVA, pur validati da studi randomizzati, rimangono limitati per numero e difficoltà di riproducibilità.
- Terapia sclerosante: si basa essenzialmente sull’iniezione endovenosa, di sostanze chimiche irritanti, le quali, grazie a questa loro peculiarità di produrre infiammazione, sono capaci di procurare una obliterazione del vaso, condizione presente all’inizio in circa l’80% dei casi ma che può, in un secondo tempo, venir meno.
Il trattamento scleroterapico viene consigliato soprattutto per il trattamento delle varici recidive.
Articolo realizzato dal Dr. Carlo Maricondi – Flebologo