PATOLOGIE
Artrosi interfalangea
Cos’è la artrosi interfalangea?
L’artrosi è un processo patologico con natura cronica ed evolutiva che colpisce le articolazioni. È caratterizzata da un processo degenerativo delle cartilagini articolari, che si usurano progressivamente e dallo sviluppo di deformità dei capi ossei che costituiscono l’articolazione colpita. A tale condizione si associano fenomeni infiammatori che determinano dolore ed importanti disturbi funzionali.
Nella mano sono frequentemente colpite da fenomeni artrosici le articolazioni interfalangee distali e prossimali, più raramente la articolazione metacarpo-falangea. Anche la articolazione metacarpo-falangea è frequentemente colpita da artrosi, che in tale sede da luogo ad uno specifico quadro clinico denominato rizoartrosi.
Una forma di artrosi interfalangea di particolare severità è l’artrosi erosiva, che esordisce spesso in pazienti di sesso femminile dopo la menopausa. È caratterizzata da un aggressivo processo infiammatorio, associato alla rapida distruzione della cartilagine articolare e del sottostante osso. Ha esiti invalidanti a livello della funzionalità delle dita e determina frequentemente deviazioni assiali delle falangi.
È fondamentale consultare un ortopedico specializzato per una valutazione accurata e un piano di trattamento personalizzato in base alla gravità dei sintomi e alla condizione individuale. Il trattamento tempestivo e adeguato può aiutare a migliorare la qualità della vita per chi soffre di artrosi interfalangea.
Presso la Clinica San Martino è possibile avvalersi della valutazione e del trattamento in modo integrato da parte di medici specializzati nella chirurgia della mano e del polso e di terapisti della mano che seguono il paziente dalla diagnosi fino a completamento del percorso riabilitativo.
Quali sono i sintomi della artrosi interfalangea?
- Dolore interfalangeo di tipo acuto o sordo, talora con periodi di remissione seguiti da riacutizzazioni
- Gonfiore delle articolazioni interfalangee e delle dita, che riflette l’andamento dei processi infiammatori
- Progressiva defomità delle articolazioni, con rigonfiamento e formazione di noduli ossei alle falangi che prendono il nome di noduli di Heberden (a livello della articolazioni interfalangee distali) o di noduli di Bouchard (a livello delle articolazioni interfalangee prossimali). In fase tardiva o come esiti di artrosi erosiva si può osservare anche una deviazione assiale delle falangi.
- Rigidità soprattutto al mattino o dopo periodi di inattività prolungata
- Instabilità articolari
- Perdita della forza di presa
- Comparsa di cisti ripiene di liquido articolare (cisti mucoidi) localizzate tra la articolazione interfalangea distale e la base dell’unghia
Quali sono le cause della artrosi interfalangea?
La maggior parte delle forme di artrosi ha spesso una insorgenza spontanea, legata a fattori individuali predisponenti ed interazione con fattori ambientali, senza poter identificare una specifica causa scatenante. In tal caso viene definita artrosi interfalangea primaria (o idiopatica).
Le alterazioni artrosiche delle articolazioni interfalangee possono anche essere secondarie ad eventi traumatici (fratture, lussazioni), processi infettivi (artriti settiche) e malattie metaboliche che interessano le articolazioni interfalangee e ne danneggiano le superfici articolari.
Diagnosi: quali esami sono necessari in caso di artrosi interfalangea?
La diagnosi è suggerita dalla sintomatologia, dalla presenza di segni clinici e supportata da esami radiografici.
- Anamnesi: il chirurgo della mano presterà attenzione ai sintomi lamentati dal paziente, inquadrandoli dal punto di vista diagnostico
- Esame obiettivo: il chirurgo della mano condurrà un esame di valutazione della mano e nello specifico delle articolazioni interfalangee, ed interpreterà i segni riscontrati
- Radiografie: spesso le radiografie convenzionali sono sufficienti a confermare la diagnosi, consentendo di evidenziare l’assottigliamento delle rime articolari, la comparsa di osteofiti o noduli ossei, la presenza di fenomeni erosivi e le deformità acquisite
Quali sono le terapie per la artrosi interfalangea?
Terapia conservativa: la terapia conservativa viene intrapresa per alleviare i sintomi e migliorare la funzionalità della mano in stadi iniziali di malattia o quando non siano ancora stati eseguiti trattamenti specifici.
Essa si avvale di:
- Somministrazione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) per il controllo del dolore e la soppressione dei fenomeni infiammatori, eventualmente associati ad ulteriori farmaci analgesici
- Fisioterapia da parte di terapista della mano, con esercizi mirati a preservare mobilità e forza delle dita
- Tutori dedicati soprattutto per la stabilizzazione e la messa in scarico delle articolazioni durante la notte
- Iniezioni di corticosteroidi: occasionalmente eseguite per ridurre l’infiammazione e alleviare i sintomi.
- Terapia del calore eseguibile con cicli di bagni paraffina, cataplasmi di argilla verde, fangoterapia
Terapia chirurgica: in caso di sintomi gravi e persistenti o se non vi è miglioramento con il trattamento conservativo, l’ortopedico potrebbe raccomandare opzioni chirurgiche quali:
- Rimozione dei noduli ossei o degli osteofiti
- Artrodesi interfalangea, ossia fusione chirurgica delle falangi posizionando la articolazione in una posizione funzionale specifica per ogni dito e per ogni articolazione
- Artroplastica, ovvero sostituzione protesica della articolazione, possibile a livello di articolazione metacarpo falangea o articolazione interfalangea prossimale.
Come si svolge il decorso postoperatorio dopo intervento per artrosi falangea?
Il decorso postoperatorio varia a seconda della tipologia di intervento eseguita.
In tutti i casi per un periodo di circa 10 giorni dopo l’intervento si deve mantenere una medicazione con garze sterili e bendaggio evitando di bagnare la ferita.
Gli interventi di rimozione di noduli e osteofiti e gli interventi di artroplastica prevedono una mobilizzazione precoce delle dita sotto la guida di un terapista della mano.
Gli interventi di artrodesi prevedono invece una immobilizzazione di almeno 6 settimane durante le quali avvengono le prime fasi di consolidamento osseo a livello della articolazione trattata.
L’eventuale uso di tutori dedicati viene valutato in ogni specifico caso da chirurgo e terapista. Un terapista della mano seguirà il paziente nel postoperatorio insegnando gli esercizi utili alla ripresa della funzione della mano operata ed illustrando le metodologie di trattamento della cicatrice chirurgica e dell’edema.
Quali sono i tempi di recupero da un intervento per artrosi interfalangea?
Le tempistiche di recupero variano a seconda dell’intervento eseguito.
In poche settimane dall’intervento si riacquista normalmente una buona funzionalità della mano per l’esecuzione delle attività della vita quotidiana, mentre può essere necessario un periodo di tempo variabile da alcune settimane ad alcuni mesi per poter recuperare un pieno utilizzo della mano e poter eseguire lavori manuali pesanti.
Medici
Dr. Marco Necchi
Medico Chirurgo – Ortopedico
Chirurgia della mano e del polso
Dott.ssa Cecilia Sesini
Fisioterapista della mano e del polso
Dr. Andrea Ghezzi
Medico Chirurgo – Ortopedico
Chirurgia della mano e del polso
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