PATOLOGIE
Fratture di metacarpi e falangi
Cosa sono le fratture di metacarpi e falangi?
I metacarpi sono le ossa lunghe che, in ogni mano, si collocano tra le ossa carpali e le falangi prossimali di ciascun dito.
Le falangi sono le piccole ossa che formano ciascun segmento delle dita; sono due nel pollice e tre nelle altre dita.
Una frattura in generale è una interruzione parziale o totale della continuità di un osso che si verifica solitamente in seguito ad un evento traumatico.
Le fratture di metacarpi e falangi sono tra le più comuni dell’arto superiore e rappresentano il 10% di tutte quelle che si verificano nello scheletrico umano. I soggetti più a rischio per questo tipo di fratture sono statisticamente i maschi di età compresa tra i 10 ed i 40 anni, in quanto più esposti a traumi delle mani per attività lavorative o sportive.
Le fratture vengono definite “composte” se i frammenti fratturati rimangono sullo stesso asse, mentre vengono dette “scomposte” se si verifica lo spostamento dei frammenti con perdita del loro normale allineamento anatomico. Se alla frattura si associano lesioni dei tessuti molli ed in particolare della cute che, lacerandosi, espone l’osso sottostante, la frattura viene definita come “esposta”. In questi casi aumenta notevolmente il rischio di sviluppare complicazioni ed infezioni.
In caso di traumi alla mano ed in presenza di sintomi che inducano il sospetto della presenza di una frattura dei metacarpi o delle falangi, è fondamentale consultare un ortopedico specializzato in chirurgia della mano. E’ infatti necessario eseguire una valutazione accurata e scegliere un piano di trattamento personalizzato in base alla gravità dei sintomi e alla condizione individuale. Il trattamento tempestivo e adeguato è determinante per consentire il migliore recupero funzionale possibile dopo una frattura delle ossa della mano.
Presso la Clinica San Martino è possibile avvalersi della valutazione e del trattamento in modo integrato da parte di medici specializzati nella chirurgia della mano e del polso e di terapisti della mano che seguono il paziente dalla diagnosi fino a completamento del percorso riabilitativo.
Quali sono i sintomi delle fratture dei metacarpi e delle falangi?
- Dolore, sia in condizioni di riposo che durante il movimento o il tentativo di utilizzare la mano
- Gonfiore, che di solito si sviluppa nei minuti e nelle ore successive al trauma
- Presenza di ematomi ed ecchimosi con tipica colorazione bluastra o violacea della cute
- Deformità del segmento interessato
- Limitazione funzionale, con impossibilità parziale o totale di muovere ed utilizzare la mano o il dito interessato
- Disturbi e limitazioni funzionali di eventuali strutture danneggiate insieme all’osso, in modo dipendente anche dall’agente lesivo (lesioni legamentose e tendinee o lesioni di strutture nervose e vascolari)
Quali sono le cause delle fratture dei metacarpi e delle falangi?
I traumi in grado di causare fratture delle ossa della mano possono essere di vario tipo quali cadute, lesioni da schiacciamento, torsioni o traumi da contatto diretto.
Diagnosi: quali esami sono necessari in caso di fratture dei metacarpi e delle falangi?
La diagnosi è suggerita dalla sintomatologia, dalla presenza di segni clinici e supportata dalla diagnostica per immagini.
- Anamnesi: il chirurgo della mano presterà attenzione ai sintomi lamentati dal paziente, inquadrandoli dal punto di vista diagnostico
- Esame obiettivo: il chirurgo della mano condurrà un esame fisico con ispezione e palpazione della mano ed esecuzione di test specifici ed interpreterà i segni riscontrati
- RX standard di mano e dita: spesso sufficienti a porre diagnosi di frattura
- TC: occasionalmente richiesta per lo studio dettagliato dei frammenti ossei o la valutazione di fratture di particolare complessità quali quelle articolari
- RMN o Ecografie: occasionalmente richieste nel sospetto di lesioni a strutture non evidenziate con le tecniche di immagini con raggi X, quali lesioni ai tessuti molli, ai tendini ed ai legamenti
Quali sono le terapie per fratture dei metacarpi e delle falangi?
Terapia conservativa: la terapia conservativa viene intrapresa per fratture valutate come stabili e quindi in grado di guarire in modo corretto con la sola immobilizzazione, senza che si verifichino scomposizioni dei frammenti. Altra condizione per optare per un trattamento conservativo è che i frammenti fratturati abbiano mantenuto una posizione ed un contatto accettabili per non esporre il paziente al rischio di acquisire deviazioni assiali o rotazionali o accorciamenti delle dita, che sono fonte di limitazioni funzionali anche rilevanti in seguito.
Essa si avvale di:
- Tutori di immobilizzazione mantenuti fino a quando il processo di guarigione ossea non garantisca una sufficiente stabilità dei frammenti
- Fisioterapia da parte di terapista della mano, con esercizi mirati che possono aiutare a recuperare movimento della articolazioni e forza.
- FANS per ridurre dolore e gonfiore soprattutto nelle fase postraumatica acuta
Terapia chirurgica: in caso di fratture con scomposizione dei frammenti, accorciamento eccessivo, malrotazione, interessamento delle superfici articolari e nei casi di fratture esposte è indicata l’esecuzione di un intervento chirurgico.
In casi di particolari esigenze funzionali o necessità di abbreviare significativamente i tempi di recupero per il paziente (lavoratori manuali, sportivi, etc…), si può optare per un trattamento chirurgico che consenta una precoce mobilizzazione delle dita anche nel caso di fratture che potenzialmente potrebbero guarire con un trattamento conservativo.
L’intervento chirurgico per il trattamento di una frattura prende genericamente il nome di “osteosintesi”. Il posizionamento corretto dei frammenti fratturati prende invece il nome di “riduzione”. Nell’esecuzione di tali azioni il chirurgo si avvale dell’ausilio di apparecchi radiologici specificamente progettati per l’utilizzo intraoperatorio, che consentono di visualizzare un’immagine dell’osso durante le varie fasi dell’intervento.
La riduzione può avvenire per via chiusa, quindi mediante una manipolazione dall’esterno dell’osso fratturato, oppure può essere necessaria una riduzione aperta, che richiede l’esposizione dell’osso attraverso incisione della cute e dissezione dei tessuti sottostanti, nel rispetto delle strutture anatomiche nobili (quali vasi e nervi).
La fissazione dei frammenti fratturati avviene con dispositivi di vario tipo quali fili o piccoli chiodi di acciaio conosciuti come “fili di Kirschner”, oppure placche e viti. Il materiale di questi dispositivi in passato era l’acciaio chirurgico, sostituito in tempi recenti sempre più frequentemente da leghe di titanio. Questo materiale garantisce, a parità di rigidità, maggiore leggerezza; esso è inoltre compatibile con la esecuzione di eventuali risonanze magnetiche, controindicate nei portatori di dispositivi realizzati con materiali ferromagnetici.
L’inserimento dei mezzi di osteosintesi può avvenire con tecnica percutanea, come frequentemente vengono inseriti i fili di Kirschner, oppure con tecnica aperta nel caso in cui vadano posizionate delle placche e delle viti. Si cerca comunque di eseguire gli interventi con la tecnica meno invasiva possibile a parità di ripristino della situazione anatomica e stabilità della fissazione eseguita.
Al termine dell’intervento la ferita chirurgica viene suturata e viene applicata una medicazione. Frequentemente si opta per proteggere la mano o le dita operate con un tutore, che però ha di solito solo uno scopo protettivo ed è removibile affinché il paziente possa iniziare precocemente gli esercizi riabilitativi.
Come si svolge il decorso postoperatorio dopo intervento per fratture dei metacarpi e delle falangi?
In fase postoperatoria si mantiene una medicazione con garze sterili, ovatta e un bendaggio della mano per circa 10 giorni, durante i quali si deve evitare di bagnare la ferita e di eseguire sforzi.
Da subito dopo l’intervento è spesso consigliata la mobilizzazione delle dita e l’inizio del protocollo riabilitativo. Eventuali tutori vengono utilizzati soprattutto per proteggere la mano di notte e in situazioni a rischio.
E’ opportuno evitare lavori manuali gravosi ed evitare traumi fino completa guarigione della frattura o delle fratture trattate.
Un terapista della mano seguirà il paziente nel postoperatorio insegnando gli esercizi utili alla ripresa della funzione della mano operata ed illustrando le modalità di trattamento della cicatrice chirurgica, prevenendo esiti cicatriziali e recidive.
Quali sono i tempi di recupero da un intervento per fratture dei metacarpi e delle falangi?
10-14 giorni di riposo relativo.
8-12 settimane di astensione da attività manuali pesanti.
In 4-6 settimane dall’intervento è normalmente possibile la ripresa della maggior parte delle attività lavorative.
Medici
Dr. Marco Necchi
Medico Chirurgo – Ortopedico
Chirurgia della mano e del polso
Dott.ssa Cecilia Sesini
Fisioterapista della mano e del polso
Dr. Andrea Ghezzi
Medico Chirurgo – Ortopedico
Chirurgia della mano e del polso
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