Si tratta di una patologia progressiva e irreversibile: fondamentale la tempestività d’intervento per salvaguardare la capacità visiva.

In Italia più di un milione di persone soffre di una forma di maculopatia. La maculopatia è una malattia della vista che colpisce la regione centrale della retina, chiamata macula, responsabile della visione distinta, in particolare della lettura. La forma più comune di maculopatia è sicuramente quella senile, legata all’invecchiamento, che si può presentare in forma secca o umida, quest’ultima detta Maculopatia Essudativa.

 

La maculopatia essudativa o umida è il risultato di neovasi che crescono all’interno della macula. Da questi vasi neoformati e malformati fuoriesce del liquido che si accumula all’interno della macula o sotto la macula, causando edema maculare e distorsione delle immagini.
È importante che il liquido tipico della forma essudativa si asciughi il prima possibile. Più tempo la macula rimane edematosa, minore sarà la sua capacità visiva. Ecco perché di fronte a una maculopatia essudativa la tempestività d’intervento è fondamentale.

La maculopatia è una patologia progressiva e irreversibile, ma è possibile rallentarne o addirittura bloccarne il decorso se, come già detto, individuata per tempo. Fortunatamente ci sono ogni anno novità terapeutiche: ne parliamo con il dottor Claudio PelizzariSpecialista in Oculistica presso Clinica San Martino.

 

Dottor Pelizzari, quali i campanelli d’allarme per il paziente?

“I primi sintomi della maculopatia sono rappresentati da disturbi nelle attività da vicino, quali la difficoltà a leggere o il vedere le righe distorte (metamorfopsia); successivamente compare un generale calo visivo, non migliorabile con occhiali, che colpisce sia la visione da lontano che quella da vicino. In presenza di questi campanelli d’allarme è di fondamentale importanza eseguire una visita oculistica, nel corso della quale il medico, se diagnostica la presenza di una maculopatia, cerca di individuare il tipo di maculopatia da cui il paziente è affetto e il grado di gravità e lo stadio evolutivo della malattia. Il primo test al quale il paziente viene sottoposto è il test di Amsler, che si effettua tramite l’utilizzo di una griglia quadrettata con un punto al centro: se il punto appare distorto o si percepiscono delle interruzioni alle righe, vi è un problema alla macula. A questo test seguono, quindi, degli esami più approfonditi e specifici, come l’OCT (tomografia ottica a luce coerente) e la fluoroangiografia”.

 

Parliamo di terapie: quali novità e cosa si può fare?

Esistono terapie che se intraprese, come già detto, tempestivamente possono rallentare la patologia. Presso Clinica San Martino vengono eseguiti esami diagnostici in grado di intercettare, anche in una fase di esordio, la malattia, oltre che terapie mirate come la somministrazione di iniezioni intravitreali, ovvero delle iniezioni di farmaco direttamente all’interno dell’occhio. Come da recenti studi (Tenaya e Lucerne) è emerso, più del 60% dei soggetti in terapia con nuovi farmaci è stato trattato con meno frequenza rispetto a precedenti terapie (ogni 2 mesi rispetto a 4 mesi) e con meno iniezioni nell’arco del trattamento (da 15 a 10 iniezioni). Questo, per il paziente, è sicuramente un aspetto positivo, oltre che la possibilità di combinare le iniezioni con trattamenti laser a luce pulsata”.

 

Quali sono i consigli per il paziente?
“La degenerazione maculare umida è una patologia che compromette in maniera significativa la qualità di vita dei pazienti. È una patologia particolarmente diffusa e legata all’età avanzata. Purtroppo, molti pazienti arrivano tardi alla diagnosi perché non si sottopongono a regolari visite oculistiche di controllo. Il consiglio è quello di effettuare, con regolarità e su consiglio dello specialista, visite oculistiche, se non presenti altre complicanze visive, a partire dai 50 anni”.

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